11 settembre 2011

Avanti Popolo....

Il signor Vincenzo D'Aversa, oggi ottantaquattrenne,  racconta della Preghiera di Ringraziamento ai Padroni che i contadini del suo tempo dovevano recitare, per scongiurare la sorte dei cani digiuni:

 


ARCHIVIO DELLA MEMORIA :  LA VITA NEI FEUDI DELL’ULTIMO DOPOGUERRA


Erano gli anni del Dopoguerra quando il contadino Vincenzo D’Aversa si trovava con altri compagni a lavorare alcune terre amministrate dal gabelloto “Tanu Lareddu”. L’insieme di tutti i contadini che lavoravano alle dipendenze dello stesso gabelloto costituivano una cosiddetta “opera d’omini”. Il gabelloto a sua volta non era il proprietario della terra, ma colui che ne amministrava la lavorazione e i prodotti, e che rendeva conto ai padroni.

Nella sua opera d’omini D’Aversa si era distinto per laboriosità e velocità, pertanto il gabelloto volle conferirgli un ruolo di maggiore responsabilità, eleggendolo al rango di caporale.
Il caporale doveva mettersi nta ll’antu e dare il ritmo agli altri contadini, come una sorta di metronomo agricolo. In tal modo gli altri compagni seguendo il suo ritmo avrebbero lavorato con maggiore lena ed efficienza.





Una sera, dopo una giornata di duro lavoro sotto il sole, il gabelloto Tanu Lareddu chiamò il nuovo caporale D’Aversa, per invitarlo a dirigere la preghiera di ringraziamento. Tale preghiera, dalle false vesti religiose, era in realtà un atto di prostrazione ai piedi del padrone, nobile proprietario terriero, che il più delle volte viveva in città, lontano dai feudi che possedeva.
La preghiera, che non aveva nulla dell'autentica fede cristiana, aveva invece il sapore di una litania mafiosa che i gabelloti del tempo utilizzavano per sottomettere psicologicamente i contadini e assicurarsi i loro servigi. In quel sistema ancora feudale, il contadino, vero e proprio servo della gleba, doveva ritenersi graziato se qualche gabelloto lo assoldava nella sua opera d’omini; l’alternativa sarebbe stata la fame, una vita da cani, come la stessa preghiera evocava. Per scongiurare una tale sorte i contadini dell'opera d'omini dovevano ogni sera, al termine della giornata di lavoro, ringraziare il padrone per non averli fatti morire di fame.
Il sig. D’aversa, neo-promosso al rango di caporale , un giorno fu invitato dal gabelloto a imparare la preghiera, ma stavolta il gabelloto trovò pane per i suoi denti, in quanto, come potrete ascoltare nel video, D'Aversa improvvisò un bel fuori programma.

Ezio Spataro
Ciro Guastella
Vincenzo D'Aversa
Franco Virga